Dineo Seshee Bopape
“I like to remember things in my own way”

opening 11 febbraio 2010 ore 19.00 fino al 28 marzo 2010

La galleria annarumma404 è lieta di ospitare nei suoi nuovi spazi la prima personale italiana di Dineo Seshee Bopape (Polokwane ZA, 1981), unica artista sudafricana selezionata per Younger than Jesus, la prima edizione della Triennale al New Museum di New York a cura di M. Gioni, L. Cornell e L. Hoptman.

Ogni progetto dellʼartista diventa lʼoccasione per dislocare eventi appartenenti alla storia collettiva, nonché alla memoria personale, attraverso un lavoro di destrutturalizzazione dei loro parametri di riferimento.

Nei suoi lavori è evidente una costante tensione verso la defunzionalizzazione dellʼoggetto. Legato alla pratica dellʼ oggetto perfomativo, lʼuso di media quali i video, la foto o la pittura, diviene strumento formale per investigare la poetica della materialità delle cose (storia, tempo, eventi) che contemporaneamente vengono spogliati della loro immanenza.

In occasione della personale napoletana “I like to remember things in my own way”, la Bopape presenta una nuova installazione in cui gli oggetti, estrapolati dal quotidiano, acquisiscono una sussistenza effimera. Nella relazione con i video, ciascun elemento crea una narrazione discordante, richiamando tracce di più racconti che vivono nella temporaneità dell’installazione. Il luogo (installazione) genera una nuova dimensione, in cui i video decostruiscono lʼimmagine, il più delle volte quella dellʼartista stessa, dando il via ad un processo di progressiva perdita di fisicità a vantaggio di una feconda confusione di forme, suoni, colori. Ognuno di essi è il punto di partenza per un nuovo racconto, un nuovo altrove in cui essere ricollocato, un nuovo codice espressivo. Nei collages, come pure nei dipinti, infatti, la pratica è resa ancora più evidente: l’apparente caos in cui si intravedono frammenti dell’immagine dell’artista, è il mezzo attraverso cui la Bopape realizza una stratificazione di riferimenti visivi, ridefinendo i contorni del reale e del materico, per cercare una nuova armonia narrativa.