The disciplining time stands still:  No automobiles, No activity, No angst

Giovedì 13 Gennaio 2011 ore 18,30  fino al 28 Febbraio 2011

Può la dialettica spezzare i mattoni?” chiede René Viant, situazionista – nonché regista – francese, con un film di kung fu dove lottatori di arti marziali si scambiano scazzottate e/o riflessioni sfrenatamente critiche sul fallimento del socialismo, rovesciando il potere persuasivo del medium cinematografico contro se stesso, fin tanto da neutralizzare l’identificazione, nello spettacolo, dello spettatore.

Detournement (= deturnamento, termine che riferisce un’ operazione semiologica atta a stravolgere i codici linguistici e immaginari imposti dalla spettacolarizzazione della vita quotidiana; prima decontestualizzandoli dal loro uso abitudinario, poi riqualificandoli in modo da produrre nuovo senso) è anche quello di Daryoush Asgar (1975, Teheran) e Elisabeth Gabriel (1975, Vienna), sodalizio austro-iraniano in mostra alla galleria annarumma fino al 28 Febbraio 2011.

Il frasario che i due artisti impiegano nelle loro grandi tele attinge da abitudini visive a colori acidi o smaltati, sfoglia raccolte di slogan svuotati da un anacronistico abuso e predilige (proto)tipi umani vulnerabili quanto perfettamente confezionati da tendenze ballerine. Lo squadro, tuttavia, cita  soluzioni compositive di classici dell’arte di tutti i tempi.

Nel Bel Paese in cui la divulgazione culturale figura in edicola con le dispense DeAgostini e Fratelli Fabbri Editori, confusa sui banconi tra le riviste o affidata allo sforzo di tensione di una piccola molletta, l’operazione visiva compiuta da Asgar e Gabriel sembrerebbe allora l’ennesima meditazione sul libro cult di Walter Benjamin; un nuovo – ancora – tentativo di demistificare le ossessioni del modernismo  connesse alla scoperta sociale delle delizie rateizzabili profuse dalla cornucopia del capitalismo. Niente di tutto questo.

Il progetto artistico del duo ha piuttosto un intento reazionariamente costruttivo,  di decodificazione e uso – ideologico, oltre che artistico – alternativo dei linguaggi iconico – verbali elaborati dai mass-media, smontati come un meccanismo di cui si voglia render manifesto il funzionamento.